L’albero della Luna: il seme che si fece astronauta

Testo a cura di Francesco Moscarella

L’albero della Luna: il seme che si fece astronauta

Nei pressi dell’osservatorio, accanto a uno stagno artificiale che, in tempi di schiusa delle uova, solitamente ospita una florida colonia di rane, si staglia un alto e snello aghifoglia dai colori vividi. All’apparenza, un albero come tanti, ma dalla storia straordinaria. Ha viaggiato molto.
«È una conifera canadese americana», mi spiegano all’osservatorio, «ed è stato sulla Luna».
Come sulla Luna? Beh, non proprio, ma quasi. L’ha circumnavigata sul modulo lunare dell’Apollo 14, nel 1966, quando era ancora un seme. Merito di Stuart Allen Roosa, astronauta e botanico, che in quella missione NASA portò con sé centinaia di semi, allo scopo di confermare o confutare la tesi secondo cui i viaggi spaziali avrebbero reso le sementi sterili.
Se metà del carico effettivamente rispettò tale previsione, l’altra metà, al ritorno sulla Terra, si rivelò ancora fertile.
L’albero antistante l’Osservatorio di Tradate, ormai noto a tutti come “L’albero della Luna”, faceva parte della seconda. A donarla alla struttura, dieci anni fa, è stata la figlia di Roosa, venuto a mancare nel ’94.
Un privilegio, perché solo due alberi, tra i reduci di quel viaggio intorno alla Luna, sono stati piantati in tutta Europa.

Le meridiane e il Percorso del Sistema Solare
Le meridiane sono un’altra delle “chicche” offerte dall’osservatorio. Splendida quella che decora la parte esterna della specola (peraltro particolarmente apprezzata dalle coccinelle). Opera di Fabio Garnero, forse il più noto realizzatore di meridiane in Italia, raffigura diverse immagini, dalle fasi lunari a Galileo Galilei. Una parafrasi di un aforisma a lui attribuito recita: “Non basta guardare, bisogna guardare con gli occhi che vogliono vedere”. Un’altra meridiana, di dimensioni ridotte, oltre ad aiutare a identificare la stella polare, conta le ore che, dall’alba (l’inizio del lavoro nei campi), mancano al tramonto (il ritorno a casa).

Percorso “Fata”
L’esempio perfetto del connubio tra cosmo e natura che si respira all’Osservatorio è il vicino sentiero “Fata”. Un percorso punteggiato dagli intagli in legno delle creature del bosco e delle fiabe, realizzati dalla guardia volontaria Giancarlo Volontè, e da un sistema solare riprodotto non solo nell’aspetto, ma anche (in proporzione) nelle dimensioni e distanze. Particolarmente suggestivo da percorrere di notte, con le torce elettriche. Cercare d’individuare Venere o Marte, assai vicini alla Terra, non è difficile. La vera avventura comincia quando si va alla ricerca dei lontani Urano e Nettuno…

Di Francesco Moscarella
Tratto da Il Giornale di Tradate, edizione di marzo 2022

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