Capodanno e fusi orari

Capodanno sinonimo di feste e brindisi, ma dove e quando inizia l’anno nuovo? La domanda non è banale, visto che si tratta di una questione di Fuso orario e coordinate geografiche ed è questo il motivo per il quale ogni anno vediamo le immagini di feste e spettacoli pirotecnici quando da noi il Sole è sopra l’orizzonte: vediamo quindi di fare chiarezza.

L’edizione di dicembre de Il Giornale di Macerata, che ospita un ricco calendario di iniziative per le feste di fine e inizio anno, ci fornisce lo spunto per un’interessante indagine.
Anzitutto vediamo che cosa è un Fuso (orario)? Si tratta di una porzione longitudinale della superficie terrestre compresa fra due determinati meridiani dove viene adottato lo stesso orario a fini legali, economici e sociali; in soldoni, il fuso unifica una fascia o una zona per impostare e sincronizzare gli orologi di una regione o di uno Stato sull’ora solare media del meridiano centrale del fuso in cui la zona ricade.

Tale sistema prese le mosse nel corso della Conferenza internazionale dei meridiani, convocata a Washington nell’ottobre del 1884 a cui parteciparono 25 paesi tra i quali l’Italia, e che stabilì le regole generali del sistema ufficialmente assunto come standard internazionale a partire dal 1º novembre del 1884.
Per quanto riguarda il nostro Paese, va segnalato come in Italia, dal 1º novembre 1893, sia stato adottato il fuso orario corrispondente a 15° Est da Greenwich, centrato sul meridiano Termoli–Etna.

Va ricordato come fino a metà Ottocento il tempo fosse misurato nelle diverse località secondo un’ora locale legata al mezzogiorno e, di conseguenza, alla diversa longitudine; ma, considerando della bassa velocità di spostamento e la durata dei viaggi, queste differenze di orario erano trascurate o trascurabili. La crescente diffusione di telegrafi e treni rese però necessaria l’introduzione di un coordinamento delle diverse ore locali e, non a caso, il Papà di questo sistema è considerato Sandford Fleming, ingegnere capo delle ferrovie canadesi che, nel 1879, lo utilizzò per rispondere alle necessità delle compagnie ferroviarie di avere un orario locale coerente tra le varie stazioni.
Il funzionamento del sistema è il seguente: data la Terra come sferica e considerando che la rotazione terrestre si compie in 24 ore, dividendo i 360° della rotazione per 24 si può immaginare la superficie divisa in 24 spicchi di 15° l’uno, percorsi in un’ora ciascuno. A questi spicchi viene assegnato il nome di fusi orari, e si assume per convenzione che in tutto il fuso ci sia l’ora del meridiano centrale a esso, quello che taglia il fuso esattamente a metà.
I fusi orari sono pertanto centrati sui meridiani con longitudine multipla di 15°, anche se i confini delle zone di fuso orario risultano però irregolari, in quanto seguono solitamente i confini degli stati.

Detto che tutti i fusi orari sono definiti relativamente al Tempo Coordinato Universale (UTC), il loro riferimento è il meridiano primo (longitudine 000), che passa attraverso l’Osservatorio reale di Greenwich a Londra, e UTC è il termine ufficiale per l’odierno orario misurato con gli orologi atomici, distinto da quello determinato dall’osservazione astronomica che veniva svolta a Greenwich.

Ricordato come già detto sopra, il mondo fosse stato diviso in 24 zone temporali, ognuna delle quali copriva 15° di longitudine, con un proprio fuso orario e differiva da quella vicino per un’ora, successivamente, soprattutto per motivi politici, si crearono 39 fusi orari, tuttora utilizzati. E non è tutto: mentre la maggior parte dei fusi si discostano dal Tempo Coordinato Universale (UTC) per un numero di ore intero (da UTC-12 a UTC+12), alcuni hanno invece uno scostamento di 30 o 45 minuti (come ad esempio il fuso orario di Terranova è UTC-3:30 e quello del Nepal UTC+5:45).

Premesso che alcuni stati usano l’ora legale per parte dell’anno, solitamente cambiando l’orario di un’ora, per le regioni polari viene adottata convenzionalmente un’ora corrispondente a UTC per il Polo Nord e UTC+12 al Polo Sud.

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