Comete, arte e Re Magi

Le Comete sono oggetti celesti sospesi fra arte, devozione storia e astronomia e particolare è il rapporto fra la stella di Natale e la cometa più conosciuta della storia che prende il nome dall’astronomo reale inglese Edmond Halley. Vediamo insieme i corsi e ricorsi di storia, iconografia e scienza.

L’articolo comparso a pagina 1 de Il Giornale di Albignasego, edizione di dicembre, dedicato alle iniziative natalizie, ci fornisce lo spunto per un pezzo a tema, ovvero dedicato all’astro che da secoli fa capolino al di sopra del presepe o dell’albero.

Partiamo da Giotto che fu il primo a dipingere la Natività, nell’affresco della Cappella degli Scrovegni, in quel di Padova, sormontata da una stella dotata di coda. Ciò fu probabilmente dovuto a un fenomeno astronomico che lo impressionò, ovvero il passaggio della cometa di Halley nel 1301, uno dei più spettacolari in assoluto. E da allora i pittori si ispirarono a questo affresco, probabilmente perché la coda rispondeva alla necessità di presentare un corpo celeste che indicasse una direzione e quindi dall’arte alla vita di tutti i giorni il passo fu breve. In questo modo l’iconografia della cometa fu sdoganata in tutto il mondo cristiano e divenne parte integrante di ogni presepe (vivente o meno) che si rispettasse anche se, secondo gli studiosi di astronomia, l’astro di cui si parla nel Vangelo non sarebbe stato nient’altro che un avvicinamento molto stretto (tecnicamente una congiunzione) fra i pianeti Giove e Saturno, due fra gli oggetti più brillanti del firmamento.

Se la cometa di Halley è la musa ispiratrice dei moderni presepi, possiamo comunque affermare che nulla ebbe a che fare con la Natività vera e propria, anche se i Magi fossero stati guidati proprio da un astro chiomato. Il suo passaggio più prossimo alla venuta di Gesù si verificò infatti nell’anno 12 a.C e anche il suo scopritore/papà, l’astronomo inglese Edmond Halley, sulla base dei suoi calcoli, capì che non poteva trattarsi dell’astro dei Magi. Poco male, il loro posto nella storia lo hanno entrambi: cometa e astronomo (e per l’eternità…). E rimaniamo allora nell’orbita della cometa di Halley, la più celebre della storia, il cui prossimo passaggio vicino a Sole e Terra è in programma per il 2062; come già detto, porta il nome dell’astronomo inglese (Edmond) Halley che calcolò come lo stesso oggetto celeste, da lui osservato nel 1682, doveva essere passato varie volte, nel passato, in prossimità della Terra. E, confrontando le sue osservazioni con quelle di precedenti passaggi, predisse il ritorno della cometa dopo 76 anni circa: un evento al quale lui non avrebbe potuto mai assistere, ma che gli regalò un posto di tutto rispetto nella storia.

Risalendo nel tempo, in base agli studi effettuati dagli astronomi, si può affermare, con sicurezza, che il primo passaggio registrato, della cometa risalirebbe al 240 a.C. (fu osservata dai Cinesi e probabilmente anche da Archimede); celebre fu poi il transito del 1066 immortalato nel famoso arazzo di Bayeux, sul quale è riportata la cronaca dello sbarco dei Normanni in Gran Bretagna, mentre, oltre a quello del 1301, come già accennato immortalato da Giotto, da ricordare il passaggio del 1456, che fece registrare una certa discrepanza fra le osservazioni degli astronomi cinesi e degli europei, visto che questi la descrissero molto più luminosa e spettacolare. Il ritorno del 1607 fu osservato anche da Keplero, e il successivo del 1682, fu quello della grande scoperta. L’apparizione della (non ancora) cometa di Halley passò però all’inizio quasi sotto silenzio, poiché ne era passata due anni prima una molta luminosa che aveva colpito l’immaginario collettivo. Halley (astronomo reale inglese dal 1740 al 1742) invece aveva seguito con attenzione gli studi di Newton che, per primo, aveva suggerito la possibilità che una cometa potesse avere un’orbita parabolica, iperbolica o ellittica e che nessuno di questi corpi celesti potesse averla coincidente con quella di un’altra… 

Così, basandosi sugli studi di Isacco Newton, calcolò l’orbita della cometa del 1682 e poi li confrontò con quelli degli astri chiomati osservati nel 1607 e nel 1531 e alla fine giunse alla conclusione che si trattasse della stesso corpo celeste. Nonostante la sua fama di astronomo di prim’ordine, sul ritorno della sua cometa c’era molto scetticismo ma la caccia era aperta… e i suoi calcoli e previsioni si dimostrarono invece esatti e la cometa fu così riscoperta, meglio riosservata, per la prima volta, nella notte del 25 dicembre (quando si dice il caso…) 1758 dall’astronomo non professionista (alias un astrofilo ) tedesco Johann Palitzsch, che la scorse da Prohlis, un paese nei pressi di Dresda.

Fra i passaggi successivi si ricordano quello del 1835, che può vantare un primato tutto italiano: la cometa fu osservata, per la prima volta, dall’osservatorio di Roma da E. Demouchel, mentre nel 1909 e l’astro chiomato fu osservato, su lastra fotografica, per la prima volta da Max Wolf  l’11 settembre dall’osservatorio di Heidelberg in Germania. Va ricordato come il passaggio del 1910 fosse stato preceduto da una ridda di notizie tragiche, visto che la Terra sarebbe stata toccata dalla coda di gas della cometa stessa e si diffuse così un grande allarmismo che spinse addirittura alcune persone a suicidarsi. Il passaggio nel punto più vicino alla Terra, il 19 maggio 1910, non provocò invece alcun danno, anzi la cometa fu seguita con i telescopi degli astronomi sani e salvi fino all’estate del 1911, quando nella notte del 15 giugno venne registrata, per l’ultima volta, la sua debolissima luce su una lastra fotografica dell’osservatorio statunitense di Wilson.

Nell’ottobre del 1982 venne di nuovo fotografata e crebbe in tutti l’attesa per il passaggio, che sarebbe avvenuto fra la fine del 1985 e l’inizio del 1986. Molti rimasero un po’ delusi da quell’apparizione, ma la posizione della cometa stessa rispetto al nostro pianeta fu poco favorevole, ma le stupende immagini inviate dalla sonda Giotto (in onore del maestro fiorentino), lanciata dall’ente spaziale europeo (Esa), che si avvicinò al nucleo della cometa stessa nella primavera del 1986, ripagarono tutti gli appassionati di astronomia, e mostrarono particolari estremamente dettagliati del nucleo della cometa più celebre della storia. Quindi anche Giotto ritornò d’attualità…

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