Franco Battiato, un’Anima che continua a respirare attraverso la Musica

Il 2021 si è portato via uno dei più grandi artisti della storia della musica ma, come tutti i Miti, Franco Battiato non morirà mai.  “La vita non finisce è come il sogno.      La nascita è come il risveglio. Finché non saremo liberi, torneremo ancora[…].” Lo cantava Franco Battiato nel suo ultimo singolo “Torneremo ancora” del 2019. Il suo ultimo inedito, quasi un testamento spirituale, che si ispira al concetto della trasmigrazione delle anime. Il titolo originario era, infatti, “I migranti di Ganden”. La loro storia rappresenta il percorso delle anime una volta concluso il percorso del corpo. “Tutti noi siamo esseri spirituali. – Affermava lo stesso Battiato a proposito del brano – Siamo in cammino verso la liberazione. Fino a quando non saremo liberi, torneremo ancora, più volte, a questa vita terrena. L’esistenza è ciclica e si ripete fino a quando l’Anima non sarà del tutto libera dalle emozioni perturbatrici dell’ego che la tengono incatenata. Siamo esseri schiavi delle nostre emozioni che ci dominano. La liberazione, invece, non può avere legami”. Ma Franco Battiato nelle sue tante vite è passato dal progressive rock all’avanguardia, dalla musica classica e sacra all’elettronica, attraversando un tipo di composizione pop che oscilla fra digressioni intellettuali e tendenze commerciali. Ed a ricordarci che Franco non se n’è mai andato, l’uscita, a febbraio 2022, della raccolta “Correnti gravitazionali”, un’antologia di 30 pezzi in un arco temporale che va da “L’era del cinghiale bianco” del 1979 all’ultimo brano del 2019. Oggi, questo  cantautore-filosofo, compositore, artista forse sa che ha violato le leggi spazio-temporali e, superando “le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce […]”, non è invecchiato, non ci ha lasciato. Le sue note saltellano, la sua voce riecheggia dalle pendici dell’Etna alle rive dello Jonio e ci ricorda che: “[…]Si può sperare che il mondo torni a quote più normali, che possa contemplare il cielo e i fiori… che non si parli più di dittature. Se avremo ancora un po’ da vivere, la primavera intanto tarda ad arrivare.” Franco Battiato, all’anagrafe Francesco Battiato, nasce nel 1945 a Jonia, in provincia di Catania, città che oggi non esiste più. A diciannove anni si trasferisce a Milano e dopo qualche anno di gavetta ottiene i primi contratti discografici. Così fra il 1965 e il 1969 pubblica cinque o sei 45 giri. Sono semplici canzonette d’amore (neanche scritte da lui). Il cambiamento arriva ad “Un Disco per l’estate” nel 1968, allorché Battiato si rende conto di essere estraneo al contesto che lo circonda e rompe senza indugio ogni contratto che lo lega a quel mondo discografico. Seguirà una profonda crisi personale che supera grazie al sufismo dei mistici mediorientali (la cultura araba sarà al centro dei suoi studi) e alla musica elettronica. Alla fine degli anni ‘60 si avvia all’esplorazione dei sintetizzatori (fu il primo in Italia) e della musica contemporanea. Compiuto il primo passaggio, da giovane e mediocre cantante a sperimentatore e leader della nascente scena underground italiana, fra il 1971 e il 1972 esce  il suo primo 33 giri, il rivoluzionario “Fetus”. Nel 1979 Battiato abbandona l’avanguardia e ne “L’Era del Cinghiale Bianco” approda ad un pop che ingloba tutta la sua sperimentazione. Testi incredibili, arrangiamenti originali, musica che, in più punti, va dal jazz-rock alla musica sacra. In questo LP troviamo “Stranizza D’Amuri” che, oltre ad essere in lingua siciliana, è forse l’unica semplice canzone d’amore (in senso stretto) della sconfinata opera dell’artista. Un’altra tappa importante è l’album “La Voce del padrone” del 1981. Nei brani di Battiato c’è sempre un velo di denuncia sociale e riflessione. In  “Come un cammello in una grondaia” del 1991 si dirige sempre più verso una religiosità e un desiderio intellettuale che può risultare ostico ai più. Nel 1994 inizia la collaborazione con l’anziano filosofo siciliano Manlio Sgalambro che, da quel momento in poi, sarà autore di quasi tutti i testi di Battiato. Al 1996 risale uno dei più grandi successi commerciali, “La Cura”, fra i più noti e meglio orchestrati. Sarebbe impossibile riportare tutti i più importanti successi di questo eclettico artista, sto accennando solo i più significativi (e neanche tutti). Nel 2003 esordisce anche nel cinema, firmando la regia del film “Perduto Amor”. Nel 2007 pubblica “Il vuoto” e nel 2012 “Apriti Sesamo” ci mostra un Battiato combattuto tra la condizione di cittadino indignato dai soprusi della politica e dell’economia da un lato, e quella dell’artista proteso alla ricerca di nuovi equilibri morali dall’altro. Tantissime le collaborazioni con artisti di fama internazionale. Banale risulterebbe da parte mia un elenco dei capolavori di un uomo che ha segnato la storia della musica italiana e che, troppo presto, ci è stato sottratto. Nel 2017 Franco Battiato si ritira dai palcoscenici, tornerà come un’apparizione  di cui sentivamo il bisogno nel 2019 con l’ultimo inedito “Torneremo ancora”: un ultimo messaggio, forse un lieve saluto, un ultimo regalo prima di andar via passeggiando nella nebbia verso il cuore della Terra, della sua amata Etna e del Mare consolatore. Il corpo si è spento il 18 maggio 2021 ma, come tutti i Miti, Battiato non se n’è mai andato. La sua Anima attraverso la sua Musica continua a respirare per noi. (continua) A cura di Rita Patanè Tratto da il Giornale di Giarre Edizione di febbraio 2022 Foto tratta da https://www.battiato.it/

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