Guerra, trincee e turismo

Grande guerra, trincee e Svizzera: un rapporto possibile? Ma, soprattutto, la Svizzera non era neutrale?
L’articolo comparso sull’edizione di Luglio de Il Giornale di Albignasego, dedicato al Museo all’interno della Sala Storica degli Alpini, ci fornisce l’incipit per raccontare la vicenda, andata in scena nel XX secolo, della Linea Cadorna, una realtà bellica, oggi diventata meta turistica per escursionisti, appassionati di trekking e di mountain bike.
Linea Cadorna è la denominazione ufficiale con la quale viene identificato il sistema di fortificazioni realizzato lungo il confine italo-svizzero tra l’estate del 1915 e la primavera del 1918, ovvero durante il periodo della prima guerra mondiale, ufficialmente chiusa per l’Italia con l’Armistizio del 3 novembre 1918 ma la cui genesi risale a qualche anno prima, addirittura al 1911 come vedremo oltre.I lavori per la realizzazione della Linea Cadorna presero il via nel momento in cui si ebbe timore che, penetrando dai valichi alpini delle Alpi centrali svizzere, le truppe austro-tedesche potessero in breve tempo raggiungere ed occupare i centri nevralgici industriali ed economici del Paese anche perché in quel periodo si stavano attenuando i rapporti di alleanza del nostro Paese con Germania ed Austria, mentre crescevano le simpatie germanofile fra gli apparati militari svizzeri.Il governo italiano si trovò quindi a prendere in considerazione la possibilità di una probabile infiltrazione nemica attraverso il confine italo-elvetico e pertanto, come anticipato sopra, a partire dal 1911 furono costruiti lo sbarramento di Gravellona Toce (fortificazioni sul Monte Orfano a difesa degli accessi dalla Val d’Ossola e dal Lago Maggiore) e gli appostamenti per artiglieria sui monti Piambello, Scerré, Martica, Campo dei Fiori, Gino e Sighignola, mentre la Svizzera, a sua volta, intensificò i lavori di fortificazione verso l’Italia, realizzando opere di sbarramento a Gordola, Magadino, Monte Ceneri e sui monti di Medeglia. Lo scoppio della guerra, in data 23 luglio 1914, e gli avvenimenti successivi tra cui l’invasione del Belgio neutrale e i cambi di alleanze tra le varie potenze europee, accentuarono i dubbi sulla volontà del Governo elvetico di far rispettare la neutralità del proprio territorio; ma non è tutto, perché dall’altro versante, l’entrata in guerra dell’Italia contro l’Austria il 24 maggio 1915 e con la prospettata dichiarazione di belligeranza contro la Germania, incrementarono la convinzione, da parte del generale Luigi Cadorna, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito di una possibile invasione austro-tedesca che quindi ordinò di avviare i lavori difensivi versa la frontiera svizzera, rendendo esecutivo il progetto di difesa già predisposto; nel luglio del 1917, il secondo di guerra per l’Italia, fu costituito un nuovo comando della 5ª Armata cui fu demandata la direzione dei lavori di difesa lungo il confine italo-svizzero e la predisposizione di piani di intervento in caso di attacco nemico, per dare vita a un prima forma di resistenza che poteva contenere 72 km di trinceramenti, 88 appostamenti per batterie, di cui 11 in caverna,  25.000 metri quadri di baraccamenti, 296 km di camionabile e 398 di carrarecce o mulattiere.
Con la fine della Grande Guerra, 4 novembre 1918, le fortificazioni, peraltro mai usate, verranno dismesse, per essere successivamente utilizzate per esercitazioni militari e a seguire inserite, negli anni Trenta, nel progetto del Vallo Alpino, una grande linea difensiva che avrebbe dovuto rendere inviolabili i 1851 chilometri di confine dello Stato italiano, rimasta peraltro sulla carta.
Detto che la Linea Cadorna, nel periodo 1940-1945, mai fu interessata dalle operazioni belliche, esclusi due tratti, il Monte San Martino (VA) e l’Ossola (VB), con il 4 aprile 1949 le fortificazioni, non smantellate, entrarono a far parte del sistema difensivo targato Patto Atlantico, istituito per fronteggiare il blocco sovietico nel periodo della Guerra Fredda.

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