Un volo nell’iconografia dell’Angelo: un viaggio nell’arte (parte III)

Testo a cura di Serena Pagano

Dalla pittura romantica in poi l’angelo e la figura alata sono tornati come protagonisti nelle opere di molti pittori, attraverso la rappresentazione di temi tradizionali o attraverso vere e proprie invenzioni iconografiche che identificano l’angelo in qualcosa di diverso rispetto al suo significato originale. Francesco Hayez, il più grande pittore del Romanticismo italiano, dà il suo contributo alla riscoperta dell’Angelo con un dipinto, attualmente nella Chiesa di Sant’Andrea, a Iseo, che rappresenta l’Arcangelo Michele armato di lancia in un cielo rossastro concluso in basso da nuvole scure.

Il fascino esercitato dagli angeli sul mondo dell’arte non si è spento nel corso del Novecento, secolo animato da grandi passioni, ma anche da una profonda crisi dei valori religiosi. Alcuni artisti hanno voluto reinterpretare il tema dell’Annunciazione, dove tradizionalmente vengono rappresentati l’angelo annunciante e la Vergine, suggerendo soltanto la presenza dell’angelo come se quest’ultimo fosse nello spazio reale. Come primi esempi possiamo ricordare la Vergine Annunciata di Antonello da Messina, conservata nel Bayerische Museum di Monaco e l’ Annunciata, sempre di Antonello, conservata nel Museo Abatellis di Palermo e l’Annunciata di Albrecht Dürer, dipinta in uno scomparto dell’Altare di Paumgartner, conservato nella Althe Pinakothek di Monaco.

Nel Novecento si assiste alla riscoperta ed all’innamoramento della società tecnologica nei confronti dell’angelo e l’arte si adegua a questa nuova esigenza. Anche la Video Arte non manca all’appuntamento con l’angelo, come si può vedere in una videoinstallazione realizzata dal gruppo Studio Azzurro intitolata “Il soffio sull’angelo, primo naufragio del pensiero”. L’installazione contempla tre grandi paracadute che si aprono grazie ad un getto d’aria e sui quali vengono proiettate delle sagome bianche in movimento che simulano il volo. In chiusura ricordiamo gli “Angeli” dipinti da Raffaello: due paffuti cherubini che contribuiscono a rendere eterna la “Madonna Sistina”, olio su tela, conservato a Dresda.
È una delle opere più rappresentative del Rinascimento Italiano. La loro collocazione è marginale nel dipinto e il successo dei Cherubini risiede nel fatto che queste due figure appaiono quasi “fuori” dallo schema compositivo della tela, non sono protagonisti ma complici dello spettatore. Gli angioletti con il loro atteggiamento spiritoso, pensieroso, annoiato e ambiguo portano lo spettatore ad una riflessione che va oltre il senso iconologico dell’opera. Sono talmente “fuori” da esser considerati a se stanti o addirittura un quadro nel quadro.
Si narra che Raffaello abbia dipinto questi Cherubini ispirato dall’espressione di due bambini golosi che ammiravano delle leccornie dal panettiere.

Questa leggenda è una delle tante e contribuisce a rendere il mito degli Angeli di Raffello delle star, al pari della Gioconda o dei Girasoli di Van Gogh. Come sapete, sono stati rappresentati ovunque, anche l’artista Andy Warhol innamorato di queste figure gli dedicò delle stampe d’arte con il prezzo visibile, a significare il passaggio a beni di consumo anche durante feste consumistiche come son diventate Natale o San Valentino.
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Tratto da il Giornale di Giarre Edizione di febbraio 2022 

A cura di Serena Pagano 

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