Gli investimenti di denaro, tra guerra e psicologia

Testo a cura di Sergio Rota Consulente Finanziario

Gli investimenti di denaro, tra guerra e psicologia “Bruciati milioni in Borsa, lunedì nero, crollo in Borsa”… Bastano alcune parole chiave per generare il panico negli investitori, che spesso agiscono d’impulso compiendo scelte sbagliate, dettate dall’ansia. Invece questo è il momento di ragionare. Con calma.

Putin alla fine ha deciso d’invadere l’Ucraina: in questo momento, non sono importanti le motivazioni dietro questo attacco, ma il prenderne atto. L’invasione dell’Ucraina ha messo ulteriore carne al fuoco sui mercati già in ansia per tassi e inflazione.
Scindiamo però gli accadimenti: parliamo di un fatto violento, la guerra, e di un fatto macroeconomico, tassi e inflazione. Le due cose non andrebbero messe sullo stesso piano, anche se entrambe vanno ad influire sui mercati finanziari.

I fattori macroeconomici dovrebbero farci preoccupare, ma per assurdo lo fanno molto meno della guerra: perché? Esiste una parte del nostro cervello, chiamato cervello rettile, che è considerato dagli scienziati il nostro cervello ancestrale: si tratta cioè della sua  parte più antica, quella che ha la funzione di metterci in allerta dai pericoli, quella che faceva scappare i nostri avi preistorici per evitare l’attacco degli animali. La funzione di questa parte del cervello si attiva quando si sentono parole come “guerra”, che ci mettono in allerta, e l’allerta è una buona cosa, perché ci fa stare belli svegli e attenti.

La parola guerra, però, evoca giustamente anche dei sentimenti: innanzitutto la paura. La paura in sé non è né buona né cattiva: se abbiamo paura dell’acqua e non sappiamo nuotare, questo ci evita di annegare perché non ci fa avvicinare. La paura però non deve sfociare in panico: se cado in acqua e non so nuotare, la paura può diventare panico e io mi dibatto fino ad affondare, anche se per una legge della fisica il mio corpo da fermo potrebbe galleggiare e impedirmi di andare a picco. Ecco un esempio di come una escalation di paura che sfocia nel panico possa essere deleteria per la nostra stessa sopravvivenza.
La stessa identica cosa vale per il nostro denaro: la paura è lecita, e tutti i sentimenti sulla guerra sono giusti, ma non devono diventare panico. Il panico, come per chi cade in acqua non sapendo nuotare, ci fa dibattere e ci crea stati d’ansia che difficilmente riusciamo a gestire e questo ci porta presto o tardi a fare errori. La filosofia buddista, ad esempio, combatte gli stati di ansia con la meditazione. Visto che però non possiamo fare un corso di meditazione in un giorno, vediamo di fare altro, e cioè ragionare.

Finanza e psiche viaggiano a braccetto

Se guardiamo alla Storia, ogni volta che succede un fatto violento il mercato reagisce allo stesso modo. Osservando il grafico del mercato dal 1969 ad oggi possiamo vedere come l’11 Settembre, all’interno della crisi Dot-Com, è solo una correzione breve e che ha avuto una reazione violenta. Quindi, come dico sempre, la calma in questo momento è fondamentale: bisogna evitare di farsi prendere nella rete di chi butta legna sul fuoco con paroloni tipo  “Bruciati milioni in Borsa!” o cose di questo genere, che non fanno altro che alimentare l’ansia.

Il mondo della finanza è sempre più interconnesso con quello della psicologia: Kahneman e Tversky due psicologi che hanno vinto il premio Nobel per l’economia negli anni Settanta, hanno dimostrato che l’uomo effettua le sue scelte finanziarie influenzato da tutto ciò che gli sta intorno e hanno introdotto i Bias comportamentali per spiegare come vengono effettuate le nostre scelte di investimento.

L’ambiente che ci circonda, le notizie che leggiamo ci portano a fare scelte in ogni campo, sentire tutti i giorni cosa fa di strabiliante Alexa ci porta a desiderarla, vedere al TG della sera le persone in Ucraina che muoiono di fame, e non solo, ci fa immedesimare con esse, anche se siamo comodamente seduti sul nostro divano. Potremmo andare avanti per ore con esempi, ma restando in campo finanziario la parola “bruciati” evoca fuoco e distruzione, e anche se siamo al sicuro a casa nostra un senso di ansia ci sale, lo stesso vale per le parole “crollo in borsa”, o “lunedì nero”, e guarda caso l’enfasi messa nelle giornate di crescita dei mercati non è la stessa, della parola bruciati non c’è l’opposto, dire “ricostruiti” non ha la stessa forza di crollo.
Il denaro investito tornerà certamente ai valori che aveva prima, e l’unico modo per non tornare in possesso dei propri denari è vendere: quindi, l’unica garanzia per conservare il proprio denaro è lasciarlo investito. Se addirittura vogliamo economicamente sfruttare il momento di flessione, l’unica cosa da fare è innanzitutto spegnere la TV e poi metterci altro denaro.

Sembra una cosa facile da fare, ma se siamo i soli a prendere la decisione possiamo facilmente farci sopraffare dalle emozioni: i pazienti si rivolgono al medico, non si fanno l’anamnesi da soli, l’auto la ripara il meccanico, per i nostri soldi spesso invece facciamo da soli, perché? Anche qui ci viene in aiuto la psicologia, gli italiani sono stati abituati ad essere guidati dallo stato “dalla culla alla tomba”, si diceva, oggi non è più così, ma continuiamo ad andare in banca e fare scelte sulla base del momento e delle emozioni. Rivolgersi ad un medico del risparmio può far risparmiare tempo, ansie e denaro.

Banalmente, in questo momento non far vendere gli investitori e dare loro fiducia e vicinanza è un valore aggiunto notevole ed un risparmio di denaro.
Chiudo con una metafora: quando non c’erano i radar e i GPS i velieri erano provvisti di un cesto, chiamato coffa, che veniva posto in cima all’albero maestro, l’uomo della coffa era quello che vedeva per primo la riva ed indicava la direzione a chi stava al timone per evitare che prendesse una rotta sbagliata. Io preferisco essere l’uomo della coffa che guarda lontano, piuttosto che stare in coperta in balia delle onde. Quindi barra a dritta e avanti tutta!

Tratto da Il Giornale di Tradate, edizione di marzo 2022

Sergio Rota
Consulente finanziario
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