Il minirugby Tradate: l’importanza del gioco e l’apertura verso l’esterno

Testo a cura di Francesco Moscarella

Il minirugby Tradate: l’importanza del gioco e l’apertura verso l’esterno. Una Scuola di vita e resilienza: Enzo Comunale, Consigliere e Direttore Tecnico del Tradate Rugby, ci racconta la filosofia del minirugby. Dove tutto parte dall’educazione.

Quello ha davvero un fisico da rugbista. L’immagine è nota: spalle larghe, stazza alta e possente, potente e slanciata. E invece?
«Invece, come dico spesso, il rugby è, forse, lo sport più democratico al mondo in fatto di fisico», ci spiega un sorridente Enzo Comunale, Consigliere e Direttore Tecnico dell’Amatori Tradate Rugby Club, «Dal gracile al sovrappeso, anche quelli scartati da altri sport trovano, da noi, una nuova dimensione».
Dal più potente, adatto a una mischia, al più magro, lesto però a sgusciare tra avversari più grossi e involarsi a meta, c’è un ruolo e un posto per tutti. Questo dice molto della filosofia del rugby, a volte tacciata di leggenda metropolitana o semplice marketing, invece profondamente reale. La parte educativa ha fin da sùbito un ruolo preponderante. Si lavora sull’autonomia dei bambini, che devono imparare a prendersi cura di sé, del proprio materiale e della struttura in cui si allenano, come pure rispettare gli educatori. Tutti danno una mano. Chi taglia il prato del campo da gioco, chi cucina, chi ha arricchito con splendide decorazioni in giallo-blu la sede del club in Via Fontana, frutto del sostegno della giunta comunale, che la società del presidente Carlo Giacomelli non manca di ringraziare. Anche il rispetto degli altri è un valore fondamentale: il famoso terzo tempo, o la birra in compagnia a fine partita, non è esteso solo agli avversari, ma agli stessi arbitri. Persino in questo mondo, è capitato qualche episodio di genitori troppo scalmanati e irrispettosi, ma fortunatamente sono episodi più unici che rari. Soprattutto, in questi casi gli altri genitori si dimostrano si dimostrano alleati dei tecnici, nel comune ruolo di educatori, condannando tali gesti.

Clinic e allenamenti Condivisi: per una Crescita Collettiva del Territorio

Oltre alla gestione ordinaria, la crescita di una squadra passa da momenti di contatto con lo sport d’élite. Soprattutto, e questo non vale solo in ambito sportivo, un modello di crescita non è qualcosa da custodire gelosamente, ma da condividere con le altre realtà del territorio. Più si fa sistema, più il contesto di riferimento è qualitativo, e più sarà semplice crescere ulteriormente. Da queste premesse è nato ”L’insegnamento del rugby ai bambini”. Un clinic, allenamento di alto livello, tenutosi lo scorso 8 marzo e frutto della collaborazione fra Tradate Rugby e Rugby Varese, che ha visto la partecipazione di Juan Gonzalez Mendia. Tecnico argentino d’élite che vanta collaborazioni, tra le altre, con le federazioni inglese, ucraina (ovviamente ora sospesa), spagnola e ideatore di un’Academy specializzata nell’insegnamento del rugby ai bambini.
Un’importante opportunità formativa per i tecnici di tutto il territorio (Lainate, Seregno, Ranco…) che hanno aderito in gran numero.
È solo il primo esempio di un coinvolgimento di tecnici di alto livello che il Tradate Rugby intende incrementare nel prossimo futuro.
Analogamente, anche la collaborazione tra Varese e Tradate proseguirà, con allenamenti condivisi (common training) delle rispettive Under 13, per un confronto continuo tra atleti e tecnici. L’obiettivo è moltiplicare tali sinergie con le altre società di rugby del territorio, per creare una rete di relazioni che favoriscano la crescita collettiva.

Il contraltare di tale forma mentis, ammette Enzo, è che a volte  il mondo del rugby ha peccato di autoreferenzialità e poca apertura verso l’esterno.
«Invece, lasciar entrare nel nostro mondo figure provenienti da percorsi diversi non può che far bene, perché porta nuovi stimoli».
Il Rugby Tradate ha saputo resistere al duro colpo inferto dal Covid-19 e dalle successive chiusure, laddove il 30% dei club sportivi lombardi non si è ri-affiliato al CONI, a testimonianza di difficoltà economiche drammatiche. Con le riaperture, gli Open Day del club hanno registrato un boom di nuovi tesseramenti, spingendo la società ad ampliare lo staff con nuovi educatori dalle competenze più disparate.
Alice, maestra d’asilo, coadiuvata da Alessia ed Emma, laureande in Scienze dell’Educazione. Federica, insegnante di Yoga, specializzata nell’insegnamento ai bambini, e Alessia, ex azzurra di ginnastica ritmica, dalla grande esperienza con i più giovani. Rapportarsi con mondi nuovi spinge a vedere le cose da altre angolazioni. L’esempio migliore, da questo punto di vista, è la presenza tra gli educatori di Alessandro, un giovane giocatore che sta facendo un percorso da attore:
«Recitare significa mettersi nei panni di un altro», aiutando così i bambini a familiarizzare con la componente collettiva, e di gioco, del rugby. Anche sul piano tecnico, la diversità può essere una ricchezza. Come negli allenamenti di calcio non è inconsueto vedere brevi sessioni di rugby per costruire un gioco collettivo, così nel Tradate Rugby si vorrebbe introdurre un’ora di allenamento dedicata ad altri sport:
«Pensiamo al basket, ad esempio. Loro hanno una sensibilità di mano che spesso noi ci sogniamo».
Anche in questo caso, le novità introdotte stimolerebbero anche il divertimento nei ragazzi.

L’aspetto ludico resta centrale durante l’intero percorso del minirugby:

  • Nelle categorie più giovani, U5 e U7, l’attività è improntata a un generale avvicinamento al rugby, più che a una vera e propria attività agonistica.
  • Dalla U9, si comincia a praticare con costanza il rugby, sempre in forma di gioco collettivo. Si lascia ampio spazio a forme di gioco spontanee.
  • Dall’U11, s’inizia a dare un’embrionale struttura di gioco, mentre dall’U13 si cominciano a introdurre lavori individuali e “a ranghi ridotti”, per sgrezzare le doti dei piccoli atleti. Il gioco collettivo, improntato al divertimento, continua ad avere massima importanza. È da tali categorie che, proseguendo l’opera educativa, i lavori iniziano ad essere rivolti verso l’atletismo, in modo da preparare i ragazzi al mondo dell’agonismo.

Esperienza e preparazione sono fondamentali. Tutti gli educatori della società hanno il brevetto federale o lo stanno conseguendo. Li coordina Ilenia Bollini, già campionessa d’Italia col Monza e nel giro della nazionale.

«Per il futuro, prevediamo di continuare il lavoro nelle scuole, nei camp estivi e con gli open day, in modo da consolidare la nostra presenza sul territorio e dare la possibilità a quanti più bambini possibile di entrare in contatto con un mondo meraviglioso», conclude Enzo Comunale, che rivolge un sincero ringraziamento «agli educatori che hanno voluto credere nella bontà del nostro progetto. Il fatto che siamo ancora in piedi dopo la pandemia non significa che non abbiamo problemi, ma testimonia come in passato abbiamo posto basi solide».
E in un’epoca in cui si abusa della parola resilienza, il Rugby Tradate merita tale attributo. Una scuola di vita.

Di Francesco Moscarella
Tratto da Il Giornale di Tradate, edizione di marzo 2022

 

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